TIZIANO GIANOTTI – D LA REPUBBLICA.
Peter hopkirk, l’autore di Il Grande Gioco, Alla conquista di Lhasa e Diavoli stranieri sulla Via della Seta, ha tredici anni come lui, Kim, il personaggio del libro di Kipling quando lo legge, ed è subito preso di passione per il Grande Gioco, il mandala strategico e politico che lo appassionerà per tutta la vita.
Ora la rinata casa editrice Settecolori pubblica Sulle tracce di Kim, dove l’autore dice del viaggio nell’India di fine Novecento alla ricerca dei luoghi del romanzo. Protagonista sempre lui, Kim o’ the ’Rishti (Kim l’irlandese), come compare sul manoscritto originale. Non c’è verso: la fascinazione di Hopkirk riverbera nel suo narrare, stende una patina di nostalgia dell’avventura che finisce per avvolgere il lettore.
D’altronde, come resistere ai fior di personaggi che tornano a splendere sulla pagina: Zam-Zammah, “il drago sputafuoco”, il cannone più famoso della letteratura; il lama tibetano dal cuore puro elegger che divide la scena con Kim; il gagliardetto col Toro Rosso in campo verde, l’insegna del destino di Kim e del battaglione dei leggendari Maverick; il colonnello Creighton, il capo del servizio segreto del Raj, che avvia Kim al ruolo di spia inglese e protagonista del Grande Gioco.
Come è impossibile non farsi prendere dalla frenesia del viaggio leggendo della Grande Strada, la Grand Trunk Road, oggi, nell’Età degli Acronimi, NH1 (National Highway 1), “la spina dorsale di tutta l’India”, come la dice uno dei personaggi di Kipling. Kim è figura del puro movimento, come in altro modo lo sono Tom Sawyer e Huckleberry Finn: è l’indole dei cuori avventurosi, pronti a arrendersi alla passione.
Peter Hopkirk lo sapeva, e il suo narrare è come uno di quei treni indiani che sono scene teatrali in movimento – funziona sempre, sì: guardare Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson, per credere.