SPERANZA CONTRO SPERANZA – Nadežda Mandel’štam

La testimonianza eccezionale di una intera generazione di scrittori e artisti, maturata rigogliosamente negli anni Venti e stroncata dalle epurazioni staliniane negli anni successivi.

I suoi libri non erano tanto memorie e guide alla vita di due grandi poeti, i suoi libri illuminavano la coscienza della nazione… Una fragile donna si rivela capace di rallentare – se non di scongiurare, in una prospettiva più lunga – la disintegrazione culturale di un’intera nazione. Le sue memorie sono qualcosa di più che un testimonianza dei suoi tempi; sono un modo di vedere la storia alla luce della coscienza e della cultura.
Josip Brodsky

Nadežda, in russo, vuol dire speranza, e mai come nelle Memorie di Nadežda Mandel’štam, sperare, nonostante tutto e contro tutto e tutti, è stato un imperativo e un insegnamento. Uscite per la prima volta clandestinamente dall’Urss negli anni Sessanta, e subito tradotte negli Stati Uniti, le Memorie della Mandel’štam, ora pubblicate in Italia per la prima volta in edizione integrale (in due volumi: il secondo uscirà nella primavera 2023), raccontano il dramma di una generazione intellettuale all’indomani della Rivoluzione: le illusioni prima, la paura poi, la menzogna come habitus mentale infine. Raccontano altresì gli anni Trenta dello stalinismo, quando un’intera generazione di narratori, critici, poeti, da Josip Mandel’štam a Anna Achmatova, due nomi per il tutto, viene ridotta al silenzio, alla deportazione, alla morte. Infine, gettano uno sguardo sullo sconvolgimento che la morte di Stalin provocherà in un Paese talmente asservito dal terrore dall’essere incapace di capire che cosa quella scomparsa possa significare. Sincerità d’accenti, semplicità tragica, dignità, humour fanno di queste Memorie un capolavoro senza tempo.

Nata nel 1899, Nadežda Jakovlevna Kazina conobbe Osip Mandel’štam nel 1919 e lo sposò nel 1922. Dopo la morte del marito, trascorse il resto della sua vita a «salvarne» l’eredità poetica, mentre i capricci dello stalinismo la spostavano lungo i confini della patria. Sopravvissuta alle «purghe» e al «terrore», il disgelo kruscioviano le permise di tornare a Mosca, dove rimase sino alla fine dei suoi giorni (1980) e dove scrisse il suo capolavoro, un racconto dall’interno dei tormenti e delle tragedie del leninismo e dello stalinismo, delle speranze deluse e delle promesse tradite del comunismo, come nemmeno Solgenitsin e Grossmann sono riusciti a fare.


Traduzione Giorgio Kraiski
Introduzione di Seamus Heaney
Postfazione di Clarence Brown


La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata da Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

Di |2023-09-11T03:16:06+00:00Agosto 4th, 2023|Marchio Storico|0 Commenti

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