Scrittori francesi Citate in una digressione dei «Miserabili», le figure di due capitani delle rivolte del 1848 vengono prelevate da Olivier Rolin e rese protagoniste del suo «All’ultimo sangue»: da Settecolori

 

 

La storia di Parigi nell’Ottocento è percorsa da continui fremiti rivoluzionari: l’insurrezione del giugno del 1848 è forse tra le meno conosciute. Dal 23 al 26 giugno il popolo dei quartieri a est della capitale si ribella alla repubblica di possidenti instauratasi dopo la rivoluzione di febbraio e la cacciata di Luigi Filippo, ed erge formidabili barricate che dividono la città in due parti. Gli scontri faranno migliaia di morti e la repressione sarà estremamente violenta, prefigurando quella ben più nota della Comune, ventitré anni più tardi.

All’inizio della quinta parte dei Miserabili, questo episodio storico è all’origine di una curiosa digressione in cui Victor Hugo interrompe il racconto di altre barricate, quelle del 1832 sulle quali è destinato a morire il monello Gavroche, per interrogarsi sul significato di quel soprassalto rivoluzionario nell’estate del 48. Interviene direttamente nella sua immensa narrazione dicendo «mi ricordo», e rievoca brevemente le figure dei due insorti che capitanavano la rivolta in cima agli sbarramenti del Faubourg Saint-Antoine e del Faubourg du Temple. Nasce da questa pagina il libro di Olivier Rolin, All’ultimo sangue (edizioni Settecolori, pp. 190, € 23,00) accurata ricerca storica che ricostruisce i destini incrociati dei due personaggi citati da Hugo. Attraverso documenti d’archivio e opere letterarie (Balzac, Flaubert, e ancora l’Hugo di Storia di un delitto) Rolin traccia l’affresco di un’epoca che dalla monarchia di luglio conduce al colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte e fa riemergere due vite sepolte dal passato senza nascondere la parte di mistero che inevitabilmente continua ad avvolgerle. «I libri servono a generare nuovi libri, e per quanto grama e inferiore sia la progenie, non importa: il movimento dell’immaginazione, della scrittura, della lettura prosegue, e così la vita stessa, la vita vera, come diceva qualcun altro».

Affascinante e coltissimo, questo libro ha un’altra grande protagonista: la città di Parigi, minuziosamente esplorata nei luoghi che fecero da sfondo all’insurrezione, inventariati, in maniera quasi à la Perec, nelle stratificazioni temporali che la grande Storia ha impresso su di loro. Dalla Parigi tortuosa e ancora medievale, com’era ancora nel 1848, raffigurata nei romanzi di Balzac, si passa alla Parigi di Haussmann, che impone l’ordine imperiale con i grands boulevards, ben più difficili da bloccare; poi alla città contemporanea, dove Rolin verifica e confronta ciò che è rimasto del passato e ciò che una storia più recente ha impresso nei luoghi. Così, più o meno dove sorgeva la barricata del Faubourg du Temple, una targa commemora un giovane resistente, ucciso per mano tedesca il giorno stesso della liberazione di Parigi, il 25 agosto 1944. «Qui c’è tutto un quartiere segnato da sangue, battaglie e coraggio». Alcuni palazzi riconoscibili nelle incisioni raffiguranti le barricate ci sono ancora, uno di questi edifici ospita un McDonald’s e in quello a fianco, anch’esso già presente all’epoca, al piano terra ora c’è un bistrò, La Bonne Bière. È qui che il 13 novembre 2015 cinque persone sono state uccise da un gruppo di jihadisti, nella stessa sera della strage del Bataclan.