• Una splendida meditazione sulla follia della storia che riporta alla mente Guerra e pace.

    Siamo nel 1830: il Grande Gioco fra Gran Bretagna e Russia per il potere e l’influenza in Asia centrale è in pieno svolgimento. Nel cavalcare verso Kabul, il giovane e ambizioso Alexander Burnes sventola la bandiera inglese, dopo aver dato un malinconico addio alla fanciulla amata, la nobile e anticonformista Bella Garraway. Da San Pietroburgo, intanto, è in viaggio verso la stessa meta l’egualmente giovane e ambizioso Yan Vitkevich. Entrambi vogliono ingraziarsi l’emiro Dost Mohammed, imperatore degli Afghani, e così facendo renderlo alleato, ovvero in prospettiva suddito, delle loro rispettive nazioni. Il cast di caratteri presente nel romanzo non si ferma però qui: ci sono ufficiali e mogli di ufficiali, avventurieri e agitatori, linguisti e archeologhi, uomini di fede e intrepidi credenti: una babele di lingue, di religioni, di usi e di costumi. Tanto l’Afghanistan si mantiene misterioso, tanto gli sforzi occidentali, perché anche la Russia qui è Occidente rispetto a quell’Oriente, si illudono di poterlo penetrare. Finirà in tragedia, ancor più sanguinosa in quanto fin dall’inizio annunciata e però dai diretti interessati non compresa. Se, come diceva Vladimir Nabokov, il romanziere dev’essere un raccontatore di storie, un insegnante e un incantatore, in L’Impero del gelso Philip Hensher è trionfalmente tutte e tre le cose. Mischiando abilmente realtà e fantasia, fonti storiche e fonti letterarie, Hensher conduce il lettore in un mondo affascinante quanto terribile che ha nella Prima guerra afghana il suo culmine. Amore, morte, passione, cecità, odio, fedeltà e memoria ne scandiscono le pagine e fanno di L’Impero del gelso un capolavoro che sfida il tempo.  

    𝐏𝐡𝐢𝐥𝐢𝐩 𝐇𝐞𝐧𝐬𝐡𝐞𝐫 ha scritto undici romanzi, tra cui 𝑆𝑐𝑒𝑛𝑒𝑠 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝐸𝑎𝑟𝑙𝑦 𝐿𝑖𝑓𝑒, vincitore del Ondaatje Prize nel 2012, e 𝐾𝑖𝑡𝑐ℎ𝑒𝑛 𝑉𝑒𝑛𝑜𝑚, con cui ha vinto il Somerset Maugham Award. È professore di scrittura creativa presso l'Università di Bath e vive nel sud di Londra e Ginevra. Scrive per il quotidiano «The Independent» e dirige le pagine letterarie del settimanale «The Spectator».

     

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Fabrizio Bagatti Euro 28,00 / Pagine 550 Formato 14 x 20 cm Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata da 1 a 1000 ISBN 9791281519176 Novità gennaio 2025

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI L'IMPERO DEL GELSO É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Un romanzo omerico che mescola con ritmo maestoso avventure marittime, racconti di battaglie e cronaca di un secolo che cambia.

    «La crociera dell’Emden abbonda di ritratti di personaggi noti (Enver Pasha) o di individui comuni colti nelle loro specificità fisiche e morali, di annotazioni sul paesaggio della Moravia o della Galizia, sulle strade di Sanaa o del Cairo – per non parlare di alcune storie memorabili distillate da un narratore al suo meglio.» Isabelle Martin

    «Il barone Hohberg è un superbo personaggio letterario che mette in discussione la storia e l’umanità come solo un romanzo sa fare.» Jean-Bernard Vuillème    

    Estate 1914. L’Emden, un incrociatore tedesco, solca il mare di Cina e l’Oceano indiano in cerca di navi nemiche da affondare. Fra gli ufficiali spicca la figura del barone Hohber, specialista del mondo arabo, nonché a lungo agente di collegamento dal Medio Oriente per il governo austro-ungarico di cui è fedele suddito. Durante la navigazione e nel susseguirsi di abbordaggi, affondamenti, sbarchi, marce forzate via terra che punteggeranno l’intera epopea bellica dell’Emden e del suo equipaggio, Hohber si sofferma sul suo passato: la sua infanzia al Cairo, dove ha contratto il «virus arabo», i suoi vicoli, quelli di Aleppo e di Sana; il suo castello di famiglia nella Bassa Austria; le sue cavalcate in Moravia e in Boemia; i suoi amori… Ma è anche la storia a scorrere davanti ai suoi occhi: i campi di battaglia del 1866; i porti di Tsing Tao, Penang, Madras, Trieste; i combattimenti dei Giovani Turchi a Costantinopoli… Attraverso la vita stessa di Hohber, sempre più stanco della guerra come della politica, in controluce si può vedere la vecchia monarchia absburgica raggiungere, nella sua agonia, l’impero ottomano. Basandosi su un fatto storico, in La crociera dell’Emden Jean-Jacques Langendorf rende visibile il sentimento estetico della guerra ancora illusoriamente presente nelle società europee di fine Ottocento e destinato a scomparire nel carnaio della Grande guerra. In contrapposizione con il furore bellico, delinea e rafforza l’immagine di chi, come il suo protagonista, vede nell’Oriente, la sua filosofia, la sua religione, il suo stile di vita, una possibile alternativa.

     

    Jean-Jacques Langendorf è nato nel 1938 vicino a Ginevra e vive in Austria. Fra i suoi libri tradotti in italiano, Una sfida in Kurdistan, Elogio funebre del generale von Lignitz, La contessa Graziani. Per Sette-colori è uscito Neutrali contro tutti (2007).

    Traduzione Daniela De Lorenzo Euro 28,00,/ Pagine 450 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519107 Uscita giugno 2024

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI LA CROCIERA DELL’EMDEN É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Il Gattopardo portoghese

    La Lisbona di fine secolo

    come nessuno l’ha mai raccontata.

    Avvolgente come le note di un fado,

    inebriante come un calice di porto.

    «José Maria Eça de Queiroz è per la letteratura portoghese ciò che Dickens, Balzac e Tolstoj rappresentano per quella del loro Paese. I Maia, pubblicato per la prima volta nel 1888, non è solo la storia di una famiglia e, di riflesso, di una nazione, durante oltre mezzo secolo, ma è anche il potente ritratto di una società e del suo declino morale. Romanticismo e realismo si mischiano in esso nel segno della pienezza artistica.» Tribune

    «Il più bel libro del più grande romanziere del Portogallo.» José Saramago

    «Un romanziere d’eccezione dell’epoca in cui il romanzo aveva raggiunto il massimo della sua dignità artistica. Energia narrativa, ironia e profondità psicologica fanno ancora oggi de I Maia un libro di straordinaria attualità.» The Scotsman

    Ultimo erede di un’illustre casata portoghese, il giovane Carlos da Maia avrebbe tutto per essere felice. È bello, è ricco, ama la scherma, l’equitazione e, riamato, le donne, ha buon gusto e ha fatto buoni studi, si accinge a intraprendere la carriera di medico e sogna di scrivere un definitivo trattato sulla medicina… È soprattutto però un superbo quanto inconsapevole dilettante della vita e in quel Portogallo di fine Ottocento che malinconicamente si confronta con la propria decadenza, è anch’egli vittima dello stesso spleen esistenziale in cui si crogiolano gli intellettuali e i politici che animano la società di Lisbona. Schiacciati da un passato imperiale ingombrante, ma ormai lontano nei secoli, consapevoli della miseria e dell’arretratezza nazionale, ansiosi di legarsi alla modernità e al progresso di Londra e di Parigi, Carlos da Maia e i suoi amici, João da Ega, cosmopolita e ateo, il poeta Alencar, dandy e romantico, il musicista Cruges, sognatore e ingenuo, vorrebbero reagire all’immobilismo che li circonda, risanare il Paese e con esso sé stessi. Ma a bloccarli è un senso di inutilità. E così si arrendono senza aver nemmeno combattuto. Costruito intorno alla storia di una passione fatale, pittura di costumi satirica quanto impietosa, I Maia racconta non solo il destino di una persona, ma quello di un’intera famiglia, capostipite di quegli affreschi storico-letterari che dai Buddenbrook di Mann alla Saga dei Forsyte di Galsworthy, al Gattopardo e ai Viceré di Tomasi di Lampedusa e di De Roberto hanno segnato un genere. Considerato il capolavoro di Eça de Queiroz, scritto con uno stile luminoso in cui si mescolano l’ironia e la passione, I Maia ha immortalato Lisbona nella letteratura.

    Eça de Queiroz (1845-1900), giornalista, diplomatico, romanziere, ha dominato la storia letteraria del Portogallo. Fra i suoi libri tradotti in italiano, La colpa del prete AmaroL’illustre casata RamiresIl cugino BasilioIl mistero della strada di Sintra. Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Illustrazione d’antiporta Pedro Cabrita Reis Traduzione Enrico Mandillo Introduzione Gabriele Morelli Postfazione Raoul Maria de Gomera Euro 28,00 / Pagine 788 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519015 Uscita 2 agosto 2023

    La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE I MAIA É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Il romanzo della disinformazione. La macchina del fango: come funziona e perché.

    «Un formidabile romanzo di spionaggio, dove l’ironia fa a gara con il terrore, l’aneddoto col sublime, dove, sotto un nome sempre fittizio, l’uomo è inesistente, spersonalizzato, falsificato, cancellato, stritolato dal meccanismo che crede di dominare.» Yann Queffélec, Le Nouvel Observateur

    A 19 anni Alexsandr Dmitric Psar ha venduto, per i trent’anni a venire, la sua anima al diavolo. È accaduto a Parigi, nella chiesa di Notre Dame, e il diavolo indossava le vesti di un funzionario del Kgb. In cambio della sua dedizione alla causa, e una volta scaduti i termini, potrà finalmente mettere piede in quella Russia che non ha mai conosciuto e esaudire così, per interposta persona, quello che era sempre stato il desiderio di suo padre, Dmitri Alexsandrovic Psar, fuggito dal suo Paese ai tempi della Rivoluzione d’ottobre, ma rimasto per tutta la sua vita in terra di Francia un esule infelice. Nei trent’anni del patto faustiano, Alexsandr è stato un formidabile «agente di influenza» nel mondo editoriale francese. Ha veicolato informazioni false, ha praticato ogni disinformazione possibile e immaginabile, ha pianificato campagne intellettuali per minare tutto ciò che è alla base di ogni civiltà occidentale che si rispetti: la famiglia, il matrimonio, l’educazione, il rispetto per le istituzioni. Gli intellettuali francesi hanno abboccato all’amo e preso per vero ciò che era un sapiente «montaggio» di menzogne. Quando qualcuno fra loro ha subodorato il marcio, il Kgb ha fornito al suo agente-ombra tutto il necessario per neutralizzare il pericolo: ricatti a luci rosse, denaro per corrompere, violenza allo stato puro... Adesso che però il patto sta per arrivare alla sua data fatidica, Psar si accorge che il Cremlino, nella figura del suo superiore di Parigi, il maggior generale Abdulrakmanov, non è disposto a onorarlo e che l’ultimo «montaggio» che gli viene richiesto, la creazione di un finto dissidente grazie al quale gettare il discredito su quelli veri e fuoriusciti dall’Urss, in realtà è una trappola destinata a perderlo... Che fare, si chiede leninianamente Psar? Nessun romanzo novecentesco ha raccontato così in profondità i meccanismi della disinformazione e analizzato così lucidamente il «ventre molle» delle democrazie occidentali come questo capolavoro di Vladimir Volkoff.

    Vladimir Volkoff (1932-2005) nacque a Parigi da genitori russi, emigrati al tempo della Rivoluzione d’ottobre. Apolide fino a 21 anni, quando gli fu imposta d’ufficio la nazionalità francese, ha sempre riconosciuto le sue vere radici in Russia e considerato l’esilio come «la sua patria e il suo destino». Di Volkoff la Settecolori pubblicherà prossimamente Le bouclage, un romanzo ancora inedito per l’Italia.

      Traduzione Laura Lovisetti Postfazione Stenio Solinas Euro 25,00 / Pagine 350 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519053 Uscita dicembre 2023

    La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE IL MONTAGGIO É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • 1525: la sconfitta di Francesco I in Italia

    Scritto con il ritmo coinvolgente di un romanzo d’avventura. ll disastro di Pavia ci immerge in un’epoca in cui si va alla guerra come a un appuntamento amoroso. Mancarlo, è un disonore.

    «Libro di uno scrittore in pieno possesso dei suoi mezzi, e perfettamente consapevole di questo, cronaca italiana del Rinascimento su un fondo di passioni, veleni, prigioni, c’è nella decisione di Giono di scrivere Il disastro di Pavia un senso di sfida e di provocazione: “noi abitiamo il passato, quel passato che solo esiste”. Il presente, minato dalla noia e dal vuoto, non è che un’irrimediabile delusione».

    André-Alain Morello

    «L’Italia era coraggiosa, romanzesca, spirituale, generosa. Inoltre, si poteva trovare in essa tutte le bizzarrie di cui i sensi imperiosi e indigenti hanno bisogno per essere appagati o eccitati. Tutta la giovinezza dell’Italia si svolge senza piani, senza progetti, senza seguito, senza alcuna controllo. Tutte le sue azioni avevano un carattere di frivolezza, mancanza di riflessione, corruzione, astuzia. L’Italia! Vorrei fare in questo libro il ritratto di una passione. Passione politica, certo, ma prima di tutto passione».

    Jean Giono

    «Ho tutto perduto, mi è rimasto soltanto l’onore e la vita» scrive Francesco I re di Francia alla madre, Luisa di Savoia, all’indomani della sconfitta di Pavia. Ha combattuto, e lo ha fatto valorosamente, ma nella sua sconfitta ha trascinato il fior fiore dell’aristocrazia del regno – i Bonnivet e i La Palice, i Tonnerre e i La Tremoille – lanciatasi al galoppo nella nebbia e finita massacrata in un carnaio acquitrinoso dove soldati di ventura di tutta Europa hanno assunto la funzione del boia: sudore e sangue, picche e coltelli, moschetti e alabarde… Il vincitore è l’imperatore Carlo V, fiammingo di nascita, spagnolo di adozione, ombroso di carattere, un fisico infelice, un’anima religiosa e insieme lacerata dai dubbi e dall’inanità della vita stessa. L’esatto opposto di chi, come Francesco I, è alto e forte, scrive poesie, ama la cultura e la bellezza, il rischio e la gloria. E infatti a Pavia Carlo V non c’era. Non si è mai mosso da Madrid e alla notizia della vittoria ha fatto celebrare una messa solenne. Ed è in Spagna che ora attende l’arrivo del suo prigioniero. Il re di Francia è nelle sue mani, anche la Francia, pensa, adesso è sua. In questo scontro di caratteri, da Jean Giono delineato magistralmente, c’è in controluce il definitivo tramonto di un mondo ancora cavalleresco e il venire alla ribalta dell’età moderna con il suo corteo di masse che si preparano a invadere la scena e di distruzioni di massa, di calcoli politici e di guerre di religione, di nuove classi sociali e di Stati assoluti. Costruito con il rigore dello storico, Il disastro di Pavia è opera però di un grande romanziere che si trova fra le mani non solo la più romanzesca delle storie reali, ma la possibilità di raccontarla avendo come sfondo e decoro quell’Italia rinascimentale che mai come allora è al massimo della sua gloria artistica e della sua debolezza politica. Tutti la vogliono, perché tutti ne rimangono sedotti e, nell’impossibilità di farvi fronte, con tutti i principi italiani, compreso quel principe della cristianità che è il papa, di volta in volta si alleano, per poi rivoltarvisi contro: un balletto di alleanze da cui alla fine l’intera penisola uscirà stremata. Scritto con il ritmo coinvolgente di un romanzo d’avventura. Il disastro di Pavia ci immerge in un’epoca in cui si va alla guerra come a un appuntamento amoroso. Mancarlo, è un disonore.

    Jean Giono (1895-1970), italiano da parte di padre, è fra i più grandi scrittori del Novecento francese. Fra i suoi libri tradotti nel nostro Paese, la trilogia de L’ussaro sul tetto (Una pazza felicità e Angelo sono gli altri due titoli), L’uomo che piantava gli alberi, Le anime forti, Il disertore.

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Franco Pierno Introduzione Giuseppe Scaraffia Postfazione Franco Cardini Euro 25,00 / Pagine 380 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519008 Uscita 22 Luglio 2023

    La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE IL DISASTRO DI PAVIA É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

    Leggi le recensioni al libro  
  • Chi ha visto erigersi davanti agli occhi, sotto lo sfolgorante cielo azzurro di giugno, questi due tremendi capolavori della guerra civile, non lo dimenticherà mai. Victor Hugo, I Miserabili

    In un capitolo de I Miserabili, Victor Hugo ricorda così le due più formidabili barricate dell’insurrezione parigina del giugno 1848 di cui fu testimone, ma anche protagonista. Alla testa di una di esse c’è un ragazzo tragico, operaio meccanico, dietro l’altra un truculento gigante, ex ufficiale di marina. “Emmanuel Barthélemy, l’operaio, e Frédéric Cournet, il marinaio, non sono dei personaggi di fantasia: sono realmente esistiti. Per quanto si siano battuti dalla stessa parte in quei giorni sanguinosi, diverranno nemici mortali. Hugo riassume il loro destino furiosamente romanzesco e romantico in poche righe che mi hanno dato voglia di ricostruire dall’inizio alla fine, da Parigi a Londra, la storia incrociata di due figure dimenticate delle rivoluzioni del XIX secolo. Si vedono in essa barricate, il car-cere, evasioni, un colpo di Stato, un duello mortale, un certo numero di omicidi, il patibolo e vi fanno la loro comparsa figure come Karl Marx e Napoleone III. E lo stesso Victor Hugo, e scusate se è poco. Questo è il libro”.  

    Scrittore, viaggiatore, giornalista, Olivier Rolin (1947) è uno degli autori più amati dal pubblico francese. Nel 2012 l’Académie française gli ha conferito il Grand Prix de littérature Paul Morand. In italiano sono usciti di lui Port Sudan, Meroe, Vera Cruz e Paesaggi immaginari.

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Daniela De Lorenzo Euro 23,00 / Pagine 200 Formato 14 x 20 cm Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata da 1 a 1000 ISBN 9791281519282 Novità Novembre 2024

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI ALL'ULTIMO SANGUE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • La passione di una vita per il capolavoro di Flaubert raccontata dal Nobel peruviano. Il potere magico che hanno solo i grandi romanzi.

    L’orgia perpetua di Vargas Llosa è il suo omaggio a Flaubert non convenzionale, luminosamente intelligente, ferocemente sensuale... È il miglior racconto di un romanzo che io conosca. Julian Barnes

    Nell’estate del 1959 il ventitreenne Mario Vargas Llosa arrivò a Parigi con poco denaro in tasca e la promessa di una borsa di studio. La prima cosa che fece fu di entrare in una libreria del Quartiere latino e comprare una copia di Madame Bovary nelle edizioni dei Classiques Garnier. Cominciò a leggerla nella stanzetta di un albergo non lontano dal museo Cluny: «Erano anni che nessun romanzo vampirizzava così rapidamente la mia attenzione» racconterà in seguito. È allora che comprese «quale scrittore mi sarebbe piaciuto essere» e che «da quel momento e sino alla morte avrei vissuto innamorato di Emma Bovary». L’orgia perpetua è l’omaggio di un grande scrittore al maestro di tutti i grandi scrittori della modernità, un omaggio che è insieme una rilettura tanto partecipe e affettuosa quanto lucida e attenta, non un saggio critico, di critica letteraria in senso stretto, bensì l’opera di chi della lettura si alimenta e vive e nella scrittura alimenta e fa rivivere. Il titolo rimanda a una frase dello stesso Flaubert: «Il solo modo di sopportare l’esistenza è stordirsi nella letteratura come in un’orgia perpetua» e proprio questo concetto Vargas Llosa riprende, espande e fa suo nel raccontare il potere magico che hanno certi romanzi, il piacere e insieme lo smarrimento che ci fanno provare, l’antidoto necessario al male di vivere che è sempre in agguato.

    Mario Vargas Llosa (Arequipa, Perù, 1936), premio Nobel per la Letteratura, accademico di Francia, è uno dei giganti narrativi del nostro tempo. Fra i suoi libri tradotti in italiano, Conversazione nella Cattedrale (1971), Pantaleón e le visitatrici (1975), La zia Julia e lo scribacchino (1979) La città e i cani (1967), I Quaderni di don Rigoberto (1997), La festa del caprone (2000).

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Giuliana Calabrese Euro 24,00 / Pagine 260 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519312 Uscita gennaio 2025

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE L'ORGIA PERPETUA É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Il fascino della giovinezza come nessuno l’ha mai raccontato.

    Un’isola incantata delle Baleari, due bambini, René e Florence, cugini fra loro ed entrambi orfani, un tutore bizzarro, un’infanzia selvaggia con un Eden terrestre come spazio e un arco temporale che arriva all’adolescenza e che quel paradiso è chiamato a scandire. Il primo a lasciarlo sarà René, sedicenne studente che si trasferisce in quella Parigi del primo Novecento che pochi come Robert Brasillach hanno saputo raccontare. Porta con sé il bagaglio di un bohémien di provincia pronto a infiammarsi più per le immagini che per le idee. È un istintivo, un eterno inseguitore di chimere… E Florence? Già nei giorni magici maiorchini ha confusamente avvertito che sarà René l’amore di una vita e per la vita: trasferitasi anche lei a Parigi, ha atteso fiduciosa e finalmente René è tornato… Romanzo del tempo e sul tempo, della memoria e sulla memoria, della giovinezza e sulla giovi-nezza, Brasillach trasforma quest’ultima non in un’età, ma in una concezione del mondo che, in quanto tale, annuncia sempre nuove aurore. Delinea un’estetica della vita che è anche un’etica, vale a dire un modo di affrontare l’esistenza e con Il Tempo che fugge ci dà il suo capolavoro.

    Robert Brasillach (1909-1945) fu giornalista e critico militante, saggista, ma soprattutto romanziere (Le voleurs d’étincelles, 1932; L’enfant de la nuit, 1934; Le Marchand d’oiseaux, 1936; Comme le temps passe, 1937; La Conquerante, 1942; Six heures à perdre, 1953, edizione italiana, Sei ore da perdere, Settecolori, 2023). L’attrazione della rivoluzione fascista (insieme con i miti corneilliani), si tradusse in lui in quel singolare romanzo che è Le sept couleurs (1939, traduzione italiana, I sette colori, SE, 2019). Alla liberazione, nel 1944, venne processato e condannato a morte per collaborazionismo. Una domanda di grazia indirizzata al generale de Gaulle e firmata da molti intellettuali rimase senza effetti: Brasillach fu fucilato il 6 febbraio 1945.

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Ketty Della Valle Postfazione Riccardo Paradisi Euro 22,00 / Pagine 350 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519305 Uscita 20 novembre 2024

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE IL TEMPO CHE FUGGE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Un noir degno del miglior Simenon scritto dall’ormai disilluso cantore della «giovinezza fascista»

    1943. Nella Francia occupata dai tedeschi, un giovane ufficiale, Robert B., rientra a Parigi dopo più di tre anni di prigionia. Nell’attesa di un treno che, dalla Gare de Lyon, lo riporti finalmente a casa, ha un pugno di ore da spendere nella capitale e un impegno da assolvere: trovare Marie-Anne, la ragazza che il suo compagno dell’Oflag in cui erano rinchiusi, Bruno Berthier, ha conosciuto durante una breve licenza dal fronte e di cui è rimasto innamorato. Ha inizio così una ricerca attraverso una città che non ha più nulla della Parigi da Robert conosciuta prima della guerra: strade vuote di automobili, mercato nero, code, vetrine spoglie, un’atmosfera di paura, rabbia, disordine morale, troppi volti sconosciuti, nessun volto che riesca a risplendere nel ricordo. Via via che le ore scorrono, la ricerca assume i contorni di una vera e propria inchiesta, perché anche la polizia è intanto sulle tracce di Marie-Ange, resasi irreperibile: il corpo del suo ex marito è stato infatti ritrovato alla frontiera franco-belga, in un camion contenente merci di contrabbando. Chi l'ha ucciso? E perché? C’erano ancora rapporti fra loro? Che ne è stato del figlio che avevano messo al mondo? In Sei ore da perdere, Robert Brasillach costruisce un perfetto noir alla Simenon dove una struttura a incastro illumina di volta in volta gli indizi in vista della loro finale collocazione, ma traccia altresì un crudele quanto illuminante ritratto di una capitale in tempo di guerra dove il senso del «tragico sociale» fa strame di ogni illusione sul passato e sull’innocenza dei suoi protagonisti. Scritto di getto in pochi mesi, pubblicato come feuilleton per il settimanale «La Révolution nationale» dal marzo al giugno del 1944, questo poliziesco d’atmosfera è l’ultima prova narrativa di Brasillach e un’ulteriore conferma, qualora ancora ce ne fosse bisogno, del suo grande talento di narratore.

    Robert Brasillach (1909-1945) fu giornalista e critico militante, saggista, ma soprattutto romanziere (Le voleurs d’étincelles, 1932; L’enfant de la nuit, 1934; Le Marchand d’oiseaux, 1936; Comme le temps passe, 1937, edizione italiana, La ruota del tempo, Settecolori, 1985; La Conquerante, 1942). L’attrazione della rivoluzione fascista (insieme con i miti corneilliani), si tradusse in lui in quel singolare romanzo che è Le sept couleurs (1939, traduzione italiana, I sette colori, SE, 2019). Alla liberazione, nel 1944, venne processato e condannato a morte per collaborazionismo. Una domanda di grazia indirizzata al generale de Gaulle e firmata da molti intellettuali rimase senza effetti: Brasillach fu fucilato il 6 febbraio 1945.

    Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Alessandro Bernardini Introduzione Roberto Alfatti Appetiti Postfazione Fausta Garavini Euro 22,00 / Pagine 220 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519022 Uscita 13 settembre 2023

    La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI SEI ORE DA PERDERE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

  • Arte e totalitarismo: una sfida sempre aperta.

    Il racconto, pubblicato nel 1936, è uno dei più alti esempi di uno scrittore dell’«esilio interiore» ai tempi del nazismo. La paura, l’arte e la verità di fronte a una realtà terribile e sanguinosa.  

    Nella Spagna di fine Cinquecento il maestro Dominikos Theotokopoulos, meglio noto come el Greco, riceve un invito a presentarsi a Siviglia. Proviene dal Grande inquisitore, il cardinale Nino de Guevara, ed è il suo cappellano a esserne latore: «Dovrete portare il necessario per dipingere» gli dice. «Di tutto il resto parlerete con l’amministratore». El Greco ha già incontrato una volta il cardinale, a Madrid, all’Escorial. Quel giorno c’era anche Filippo II di Spagna: «Il quadro è finito, anche se a noi non piace» gli aveva detto allora con freddezza il sovrano, riferendosi al Martirio di san Maurizio, e il cuore del pittore aveva preso a battere furiosamente... Anche adesso, dopo quell’invito, el Greco ha paura: ritrarre il Grande inquisitore vuol dire confrontarsi con il potere, quello più impenetrabile e più implacabile, tanto più che Filippo II è appena morto e il mondo sembra essersi fermato. Occorre molta astuzia, riflette, ma fino a dove un’anima può fingere senza tradire completamente le proprie convinzioni. E fine a dove l’arte può compiacere il potere? Scintillante riflessione sulle responsabilità e il ruolo dell’arte, dell’artista di fronte a un potere assoluto e totalitario in cui la giustizia è irrimediabilmente dissociata dalla misericordia, Andres descrive la vita dei suoi protagonisti, siano martiri o carnefici, come una prigione senza sbarre, ma da cui però non si può uscire. Eppure, ci dice, sotto la cenere la brace del sentimento elementare di umanità è destinata a non estinguersi.

     

    Stefan Andres (1906-1970), figura di spicco della vita culturale tedesca del secondo dopoguerra, fu negli anni Trenta un esponente del cosiddetto «esilio interiore» nella Germania nazionalsocialista. Sposato con Dorothee Freudiger, di famiglia ebraica, e visto perciò con sempre maggior sospetto dal regime hitleriano, nel 1937 ottenne il permesso di lasciare il Paese per l’Italia: vivrà a Positano sino alla fine della guerra. Tornato definitivamente nel nostro Paese nel 1961, trascorrerà a Roma i suoi ultimi anni di vita. Il racconto El Greco dipinge il Grande inquisitore è considerato dalla critica il suo capolavoro.

    Traduzione Matteo Galli Postfazione Gerard zum Busche Euro 14,00,/ Pagine 72 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519114 Uscita ottobre 2024

    QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI EL GRECO DIPINGE IL GRANDE INQUISITORE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.

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