Arte e totalitarismo: una sfida sempre aperta.
Il racconto, pubblicato nel 1936, è uno dei più alti esempi di uno scrittore dell’«esilio interiore» ai tempi del nazismo. La paura, l’arte e la verità di fronte a una realtà terribile e sanguinosa.Nella Spagna di fine Cinquecento il maestro Dominikos Theotokopoulos, meglio noto come el Greco, riceve un invito a presentarsi a Siviglia. Proviene dal Grande inquisitore, il cardinale Nino de Guevara, ed è il suo cappellano a esserne latore: «Dovrete portare il necessario per dipingere» gli dice. «Di tutto il resto parlerete con l’amministratore». El Greco ha già incontrato una volta il cardinale, a Madrid, all’Escorial. Quel giorno c’era anche Filippo II di Spagna: «Il quadro è finito, anche se a noi non piace» gli aveva detto allora con freddezza il sovrano, riferendosi al Martirio di san Maurizio, e il cuore del pittore aveva preso a battere furiosamente... Anche adesso, dopo quell’invito, el Greco ha paura: ritrarre il Grande inquisitore vuol dire confrontarsi con il potere, quello più impenetrabile e più implacabile, tanto più che Filippo II è appena morto e il mondo sembra essersi fermato. Occorre molta astuzia, riflette, ma fino a dove un’anima può fingere senza tradire completamente le proprie convinzioni. E fine a dove l’arte può compiacere il potere? Scintillante riflessione sulle responsabilità e il ruolo dell’arte, dell’artista di fronte a un potere assoluto e totalitario in cui la giustizia è irrimediabilmente dissociata dalla misericordia, Andres descrive la vita dei suoi protagonisti, siano martiri o carnefici, come una prigione senza sbarre, ma da cui però non si può uscire. Eppure, ci dice, sotto la cenere la brace del sentimento elementare di umanità è destinata a non estinguersi.
Stefan Andres (1906-1970), figura di spicco della vita culturale tedesca del secondo dopoguerra, fu negli anni Trenta un esponente del cosiddetto «esilio interiore» nella Germania nazionalsocialista. Sposato con Dorothee Freudiger, di famiglia ebraica, e visto perciò con sempre maggior sospetto dal regime hitleriano, nel 1937 ottenne il permesso di lasciare il Paese per l’Italia: vivrà a Positano sino alla fine della guerra. Tornato definitivamente nel nostro Paese nel 1961, trascorrerà a Roma i suoi ultimi anni di vita. Il racconto El Greco dipinge il Grande inquisitore è considerato dalla critica il suo capolavoro.
Traduzione Matteo Galli Postfazione Gerard zum Busche Euro 14,00,/ Pagine 72 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519114 Uscita ottobre 2024QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI EL GRECO DIPINGE IL GRANDE INQUISITORE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.