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Il cavaliere senza testa
Come in un avvincente romanzo d’avventura, la vera storia di un gentiluomo del XVI secolo che perse la testa due volte e divenne un eroe di Dumas.
Crespi e folti capelli rossi piuttosto che biondi; sotto i capelli, gli occhi grigi brillavano alla minima contrarietà di un fuoco ardente che li faceva sembrare neri. Alexandre Dumas, La regina Margot
Era un gentiluomo, un uomo valoroso e un coraggioso capitano, ma malvagio, uno dei più malvagi che ci sono stati nel mio regno. Carlo IX, re di Francia
Negli ultimi decenni del 1500, in una Francia insanguinata dalle guerre di religione e lacerata dagli intrighi dei duchi de Guise, del re di Spagna e dell’imperatore d’Austria, si consuma la vita del conte piemontese Annibale Radicati di Cocconato. Vita breve e maledetta, tra amori, tradimenti, duelli e spionaggio, che ebbe fine quando fu decapitato a Parigi, il 30 aprile del 1574, con l’accusa di avere complottato contro il re. Accadeva sotto il regno di Carlo IX di Valois-Angoulême, anche se il potere era nelle mani di sua madre, Caterina de’ Medici. Alexandre Dumas ne fece uno dei protagonisti de La Regina Margot. Lo scrittore giocava però con la Storia, la piegava alla fantasia. La Storia con la «esse» maiuscola, invece, da tempo aveva occultato il conte di Cocconato: Voltaire lo ricordò soltanto come quello al quale tagliarono il collo. Altri studiosi lo archiviarono tra i sicari cattolici che, il 24 agosto del 1572, durante la Notte di San Bartolomeo, trucidarono migliaia di protestanti. Ma Radicati fu davvero quel mostro descritto dagli storici? Il libro di Massimo Novelli, più romanzesco d’un romanzo d’avventure, ricostruisce la sua vera esistenza, con carte e testimonianze inedite. Ne emerge il ritratto di un avventuriero filosofo, di un soldato coraggioso e di un agente segreto forse fedele solo al Duca di Savoia, che fu condannato a morte come capro espiatorio per coprire le colpe dei «Grandi»: un gentiluomo moderno, insomma, scettico e ironico, che non credeva né a Dio né al diavolo.
Massimo Novelli (Torino, 1955), scrittore e giornalista, ha lavorato a «L’Ora», «Il mondo», «la Repubblica». Scrive per «Il Fatto Quotidiano». Tra i suoi libri: La cambiale dei Mille (2011), Vita breve e rivoluzioni perdute di Napoleone-Luigi Bonaparte (2019), Il caso Lea Schiavi (2022), La comunista che amava il tango. Cristina Casati Stampa di Soncino (2024).
Collana Isole nella corrente Euro 18,00 / Pagine 200 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519343 Uscita aprile 2025QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI ANNIBALE DI COCCONATO É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Il manifesto ecologista di Jean Giono. Un romanzo inedito in Italia dell’autore di L’uomo che piantava gli alberi.
Chiunque abbia una dote sufficiente di vitalità e sensibilità non può ignorare Il canto del mondo. Leggerlo è stato per me un “regalo cosmico”. Lo ritengo più prezioso, più commovente e più poetico del Cantico dei cantici. Henry Miller, The books of My Life
Antonio vive in un mondo fatto di acque, capanne, foreste. Pescatore di fiume è in piena sintonia con la natura, ne sente le vibrazioni. Un giorno, un boscaiolo suo amico, chiamato il Marinaio perché da giovane lavorò sulle navi, gli chiede aiuto: «Il gemello», l’unico dei suoi due figli ancora vivo, non è più tornato a casa. Avrebbe dovuto tagliare un bosco e far scendere la legna lungo quel fiume di cui Antonio è custode e insieme signore. I due decidono così di risalire il corso d’acqua per capire che cosa sia successo, ma ciò che li attende è una vera e propria odissea omerica. Il territorio in cui si inoltrano è sconosciuto e primitivo, governato dalla legge non scritta del terribile Maudru, il padrone e allevatore di tori che ha potere di vita e di morte sulle persone come sulle cose. In una continua epifania di personaggi (le figure femminili di Clara e Gina porteranno speranza in una storia che non arretra di fronte alla violenza e alla vendetta), passione, amore e dolore andranno a scandire il loro cammino dove epopea ed elegia si mischieranno fino a confondersi. Scritto nel 1934, Il canto del mondo di Jean Giono mette in scena l’altra Provenza cara all’autore di L’uomo che piantava gli alberi: una Provenza aspra, piena di un sentimento panico. Con un linguaggio possente e grumoso, Giono ci racconta una storia avvincente e dai risvolti metaforici, dove la comunione con la natura selvaggia, fiera, non addomesticata, ha un prezzo da pagare in un rapporto comunque fecondo e che sempre si oppone a quella che appare come un’inquietante modernità. Salutato al suo apparire come un manifesto ecologista, Il canto del mondo è, come scrive il suo autore, «un libro che contiene montagne inviolate, con terre, foreste, neve e uomini inviolati. Ci sono tutte queste cose. Sono individui sani, onesti, forti, duri, fedeli. Vivono le loro avventure. Solo loro conoscono le gioie e le tristezze del mondo».
Jean Giono (1895-1970), italiano da parte di padre, è fra i più grandi scrittori del Novecento francese. Fra i suoi libri tradotti nel nostro Paese, la trilogia de L’ussaro sul tetto (Una pazza felicità e Angelo sono gli altri due titoli), L’uomo che piantava gli alberi, Le anime forti, Il disertore. Di Giono Settecolori ha pubblicato Il disastro di Pavia. Da Il canto del mondo, nel 1965, il regista Marcel Camus ha tratto l’omonimo film con protagonisti Hardy Krüger, Charles Vanel e Catherine Deneuve.
Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Leopoldo Carra Euro 26,00 / Pagine 260 Brossura cucita filo refe con bandelle Prima edizione italiana Edizione numerata ISBN 9791281519299 Uscita maggio 2025QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE IL CANTO DEL MONDO É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Per capire la Russia di Vladimir Putin bisogna leggere La tomba di Lenin di David Remnick.
In La tomba di Lenin David Remnick è riuscito nell’impresa di trasformare il lettore nel testimone diretto di uno straordinario momento di svolta della storia. Un libro straordinario, appassionante e vero dalla prima all’ultima pagina. Robert A. Caro
Quando David Remnick arrivò a Mosca nel 1988, come corrispondente del «Washington Post», le riforme di Gorbaciov erano già cominciate, ma la più importante di esse non aveva a che fare con nuovi indirizzi economici, con lo snellimento della burocrazia, con la revisione e la riduzione del potere politico rappresentato dal Partito rispetto alla società civile. Riguardava invece, come poté constatare, la verità e il suo ripristino, un’ansia e un sentimento di verità su quello che era stato il brutale passato sovietico, su quello che era il suo desolante e desolato presente. Come un irresistibile eccitante, ogni nuova rivelazione ne stimolava un’altra e presto il processo divenne inarrestabile… Questo spiega perché il ritorno della storia sia il tema di La tomba di Lenin e insieme l’essenza della rivoluzione che rovesciò il sistema sovietico. Durante quegli anni, Remnick girò l’Unione Sovietica in lungo e in largo. Visitò le miniere di carbone; si recò nelle stazioni ferroviarie alla ricerca di ladri mendicanti, viaggiatori; andò nelle lussuose residenze che ospitavano la nomenklatura del Regime e nelle semplici abitazioni dei dissidenti del governo. Come in un grande romanzo russo, tutti volevano raccontare la loro verità e, pur contraddicendosi l’un l’altro, aiutavano a comporre il ritratto di un popolo consapevole che la storia si andava agitando sotto i suoi piedi. Tutto ciò fa di La tomba di Lenin, Premio Pulitzer alla sua uscita, qualcosa che va oltre il giornalismo, un contributo senza pari sul perché della caduta dell’Unione sovietica e insieme la narrazione in presa diretta di un momento straordinario nella storia dello spirito umano. Scritto a distanza di settant’anni da I dieci giorni che sconvolsero il mondo, di John Reed, La tomba di Lenin ne è idealmente il capitolo mancante, tragico epitaffio della fine dell’impero sovietico, ma non, come allora ci si era illusi, della «fine della storia».
David Remnick (1958) è direttore del «New Yorker» dal 1998. È stato inviato speciale per il «Washington Post», ha scritto per «Vanity Fair», «New Republic», «New York Review of Books». Fra i suoi libri, Il re del mondo la biografia di Muhammad Ali, Obama. Una storia della nuova America e We Are Alive. Ritratto di Bruce Springsteen. Per La tomba di Lenin vinse il Premio Pulitzer nel 1994.
Collana Isole nella corrente Traduzione Katia Bagnoli Euro34,00 / Pagine 750 Brossura cucita filo refe con bandelle Prima edizione italiana Edizione numerata ISBN 9791281519336 Uscita maggio 2025QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE LATOMBA DI LENIN É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Una testimonianza acuta e fedele di un’epoca, un capolavoro frutto dell’incontro di due persone straordinarie: Juan Belmonte, fondatore della corrida moderna, e Chaves Nogales, uno dei più importanti giornalisti spagnoli della prima metà del XX secolo.
Una biografia che si legge come un romanzo. Javier Marías
Grazie al potere della scrittura, Nogales ha fatto di Juan Belmonte non un torero, ma un personaggio letterario, riscattandolo dal suo tempo e proiettandolo in un eterno presente. Alberto González Troyano
Juan Belmonte matador de toros, di Manuel Chaves Nogales, che per questa nuova edizione si avvale della traduzione e della cura di un aficionado di eccezione come Matteo Nucci, è in assoluto la più bella biografia su di lui mai pubblicata. Giornalista di punta, colto e brillante, Nogales era perfettamente consapevole di quanto quel mondo rappresentasse una certa Spagna e del resto per pittori, scultori, poeti e romanzieri spagnoli la corrida è stata sempre una grande passione. Da Goya a Zuluaga a Picasso, da de Alarcón a Bergamin a Machado, a Garcia Lorca, da Savater a Barceló a Perez-Reverte l’elenco è imponente e arriva sino ai nostri giorni. Juan Belmonte non era solo un torero, ma un tipo umano, un emblema, era il bambino senza nemmeno la licenza elementare che per descrivere l’andare e venire del toro intorno alla muleta citava «l’aria soave dei lenti giri» di cui parlava il poeta Rubén Dario. Sapeva da dove veniva, conosceva i bisogni della povera gente, incarnava l’idea e la possibilità di una Spagna diversa, più umana e più giusta. Raccontato in prima persona, come se fosse lo stesso Belmonte a prendere la parola, Juan Belmonte matador de toros ha l’andatura di un romanzo picaresco, sincero, umano, allegramente malinconico, gonfio di vita, scritto con uno stile trascinante.
Manuel Chaves Nogales (1897-1944) fu una figura di spicco nella Spagna intellettuale del primo Novecento. Giornalista scrittore, liberale per indole e convinzioni politiche, direttore di «Ahora», il quotidiano repubblicano vicino al presidente Manuel Azaña, lo scoppio della guerra civile lo costrinse all’esilio in quanto “perfettamente fucilabile”, come scriverà, dalle due parti in lotta quella comunista e quella fascista... Da Parigi, dove si era rifugiato, nel 1940, dopo l’invasione tedesca della Francia, riuscì a partire per Londra, dove morì nel 1944. Fra i suoi libri, Lo que ha quedado del imperio de los zares (1931), El maestro Juan Martinez que estaba allì (1934), A sangre y fuego. Héroes, bestias y mártires de España (1937). Di lui in italiano è uscito Agonia della Francia (2014).
Collana Isole nella corrente Traduzione e cura di Matteo Nucci Inserto fotografico Euro 24,00 / Pagine 350 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519350 Uscita giugno 2025QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE JUAN BELMONTE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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La passione di una vita per il capolavoro di Flaubert raccontata dal Nobel peruviano. Il potere magico che hanno solo i grandi romanzi.
L’orgia perpetua di Vargas Llosa è il suo omaggio a Flaubert non convenzionale, luminosamente intelligente, ferocemente sensuale... È il miglior racconto di un romanzo che io conosca. Julian Barnes
Nell’estate del 1959 il ventitreenne Mario Vargas Llosa arrivò a Parigi con poco denaro in tasca e la promessa di una borsa di studio. La prima cosa che fece fu di entrare in una libreria del Quartiere latino e comprare una copia di Madame Bovary nelle edizioni dei Classiques Garnier. Cominciò a leggerla nella stanzetta di un albergo non lontano dal museo Cluny: «Erano anni che nessun romanzo vampirizzava così rapidamente la mia attenzione» racconterà in seguito. È allora che comprese «quale scrittore mi sarebbe piaciuto essere» e che «da quel momento e sino alla morte avrei vissuto innamorato di Emma Bovary». L’orgia perpetua è l’omaggio di un grande scrittore al maestro di tutti i grandi scrittori della modernità, un omaggio che è insieme una rilettura tanto partecipe e affettuosa quanto lucida e attenta, non un saggio critico, di critica letteraria in senso stretto, bensì l’opera di chi della lettura si alimenta e vive e nella scrittura alimenta e fa rivivere. Il titolo rimanda a una frase dello stesso Flaubert: «Il solo modo di sopportare l’esistenza è stordirsi nella letteratura come in un’orgia perpetua» e proprio questo concetto Vargas Llosa riprende, espande e fa suo nel raccontare il potere magico che hanno certi romanzi, il piacere e insieme lo smarrimento che ci fanno provare, l’antidoto necessario al male di vivere che è sempre in agguato.
Mario Vargas Llosa (Arequipa, Perù, 1936), premio Nobel per la Letteratura, accademico di Francia, è uno dei giganti narrativi del nostro tempo. Fra i suoi libri tradotti in italiano, Conversazione nella Cattedrale (1971), Pantaleón e le visitatrici (1975), La zia Julia e lo scribacchino (1979) La città e i cani (1967), I Quaderni di don Rigoberto (1997), La festa del caprone (2000).
Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Giuliana Calabrese Euro 24,00 / Pagine 260 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519312 Uscita febbraio 2025QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE L'ORGIA PERPETUA É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Per i nostri appassionati lettori torna l’abbonamento Settecolori! Un piano unico per conoscere i grandi autori Settecolori con testi mai pubblicati in Italia o da tempo fuori catalogo, una letteratura internazionale che idealmente rientri nei canoni del viaggio, dell’anticonformismo, del superamento di ogni schematismo ideologico. L’abbonamento ordinario include 7 titoli a scelta tra le pubblicazioni più recenti e le prossime uscite, edizione speciali numerate romane (da I a CCC) fino ad esaurimento, con la comodità del corriere espresso e un libro omaggio dal catalogo per chi è già stato abbonato in passato.
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Per i nostri appassionati lettori torna l’abbonamento Settecolori! Un piano unico per conoscere i grandi autori Settecolori con testi mai pubblicati in Italia o da tempo fuori catalogo, per una letteratura internazionale che idealmente rientri nei canoni del viaggio, dell’anticonformismo, del superamento di ogni schematismo ideologico. L’abbonamento sostenitore include 12 titoli a scelta tra le pubblicazioni più recenti e le prossime uscite, edizione speciali numerate romane (da I a CCC) fino ad esaurimento, con la comodità del corriere espresso e un libro omaggio dal catalogo per chi è già stato abbonato in passato.
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Chi ha visto erigersi davanti agli occhi, sotto lo sfolgorante cielo azzurro di giugno, questi due tremendi capolavori della guerra civile, non lo dimenticherà mai. Victor Hugo, I Miserabili
In un capitolo de I Miserabili, Victor Hugo ricorda così le due più formidabili barricate dell’insurrezione parigina del giugno 1848 di cui fu testimone, ma anche protagonista. Alla testa di una di esse c’è un ragazzo tragico, operaio meccanico, dietro l’altra un truculento gigante, ex ufficiale di marina. “Emmanuel Barthélemy, l’operaio, e Frédéric Cournet, il marinaio, non sono dei personaggi di fantasia: sono realmente esistiti. Per quanto si siano battuti dalla stessa parte in quei giorni sanguinosi, diverranno nemici mortali. Hugo riassume il loro destino furiosamente romanzesco e romantico in poche righe che mi hanno dato voglia di ricostruire dall’inizio alla fine, da Parigi a Londra, la storia incrociata di due figure dimenticate delle rivoluzioni del XIX secolo. Si vedono in essa barricate, il car-cere, evasioni, un colpo di Stato, un duello mortale, un certo numero di omicidi, il patibolo e vi fanno la loro comparsa figure come Karl Marx e Napoleone III. E lo stesso Victor Hugo, e scusate se è poco. Questo è il libro”.Scrittore, viaggiatore, giornalista, Olivier Rolin (1947) è uno degli autori più amati dal pubblico francese. Nel 2012 l’Académie française gli ha conferito il Grand Prix de littérature Paul Morand. In italiano sono usciti di lui Port Sudan, Meroe, Vera Cruz e Paesaggi immaginari.
Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Daniela De Lorenzo Euro 23,00 / Pagine 200 Formato 14 x 20 cm Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata da 1 a 1000 ISBN 9791281519282 Novità Novembre 2024QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI ALL'ULTIMO SANGUE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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La Mecca del cinema fra verità e leggenda.
Il divertimento personificato. The Evening Post
Il miglior libro mai scritto su Hollywoood. The New York Times Se non fosse un attore famoso, David Niven avrebbe potuto essere un brillante scrittore. Dopo questo libro, quella ipotesi è una certezza. J. K. GalbraithNel 1934 il poco più che ventenne David Niven arrivò negli Stati Uniti per fare il piazzista di liquori, dopo che sino a un paio d’anni prima aveva fatto parte della fanteria britannica, come da tradizione di famiglia. Era brillante, sportivo, ben educato e se come venditore prima, come organizzatore di corse di ponies dopo, si sarebbe rivelato un disastro, non gli mancava la faccia tosta e un perenno sorriso sulle labbra. Come per caso, un giorno si ritrovò in uno studio cinematografico, comparsa a due dollari al giorno in un film dove faceva un peone messicano. Nel giro di pochi anni divenne una star. C’era una volta Hollywood sono le memorie più divertenti e meglio scritte su quella che è stata e rimane la Mecca del cinema. Sfilano nelle sue pagine i ritratti degli amici più cari di Niven, Clark Gable, Humprey Bogart, Gary Cooper, Errol Flynn, i registi più eccentrici, da Lubitsch a Wyler a Chaplin, i produttori più celebri, compreso Sam Goldwin che lo licenziò, i parties più pazzi, quelli di Jean Harlow, Joan Crawford, Claudette Colbert, Greta Garbo, le croniste più pettegole, Hedda Hopper, Louella Parsons... Ribattezzata dallo stesso Niven Lotus Land, Hollywood fu dagli anni Trenta agli anni Sessanta la terra incantata in cui egli si mosse da par suo, con quel british touch che lo rendeva unico e con la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, essendo sempre a suo agio, si trattasse di frequentare divi, divine e teste coronate, ma anche cowboys, marinai, attori senza talento e giocatori di professione. C’era una volta Hollywood ha l’effervescenza, la luminosità e la leggerezza del miglior champagne che a un lettore possa capitare di bere.
David Niven (Londra 1910 – Château-d’Œx, Svizzera, 1983), è stato uno degli attori più popolari e più amati del Novecento, a suo agio nei ruoli drammatici come in quelli leggeri. Nel 1958 vinse l’Oscar per Tavole separate, di David Mann. Durante la sua carriera girò più di 60 films. Fra i titoli più famosi, La voce nella tempesta (1938), Scala al Paradiso (1946), L’inafferrabile primula rossa (1950), Il giro del mondo in ottanta giorni (1956), Bonjour tristesse (1958), I cannoni di Navarone (1961) La pantera rosa (1963). La sua autobiografia, The Moon’s a Balloon, La luna è un pallone, uscì in Inghilterra nel 1971 e divenne un successo internazionale, con più di 5 milioni di copie vendute.
Collana Isole nella corrente Traduzione Claudio Gallo Euro 26,00 / Pagine 250 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519329 Uscita febbraio 2025QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI C’ERA UNA VOLTA HOLLYWOOD É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Una straordinaria storia della caccia per parole e immagini.
«Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare, lepri levare, ed isgridar le genti, e di guinzagli uscir veltri correnti, per belle piagge volgere e imboccare assai credo che deggia dilettare libero core e van d’intendimenti! Ed io, fra gli amorosi pensamenti, d’uno sono schernito in tale affare, e dicemi esto motto per usanza: “Or ecco leggiadria di gentil core, per una si selvaggia dilettanza lasciar le donne e lor gaia sembianza!”. Allor, temendo non che senta Amore, prendo vergogna, onde mi ven pesanza.» Dante Alighieri
Nessuno meglio di Dante ha saputo cogliere in pochi versi il piacere dell’andare a caccia, la “selvaggia dilettanza” che rende il “core libero e van d’intendimenti”, l’insieme di natura e cultura che la sottende. Sonar bracchetti... prende il suo titolo proprio dalle rime dantesche, per comporre un’antologia di testi di grandi autori (Karen Blixen, Gianni Brera, Italo Calvino, Andrea Camilleri, Guy de Maupassant, William Faulkner, Ernest Hemingway, Joe R. Lansdale, Elmore Leonard, Jack London, Piero Pieroni, Ardengo Soffici, Mario Rigoni Stern, Lev Nikolàevič Tolstoj, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Robert C. Ruark, Wilbur Smith e Ivan Sergeevič Turgenev) che, fra Ottocento e Novecento, hanno scritto sul tema. Il risultato è una vera e propria “festa mobile” di suoni e colori, movimenti e pensieri, estetica e etica, perché, come ogni vero cacciatore sa, esistono nel cacciare regole e tutele, codici di comportamento e limiti. Sonar bracchetti… è però anche una vera e propria gioia per gli occhi, arricchito com’è dalla riproduzione delle opere d’arte, d’ogni tempo, che ne illustrano le pagine. Sfilano così, davanti ai nostri occhi, a scrivere una parallela storia della caccia per immagini, i dipinti di Francisco Goya, Baldassarre De Caro, Claude Monet, Bernardo Strozzi, Roberto Lemmi, Jean Daret e Nicasius Bernaerts, Harrington Bird, Peter Paul Rubens , Alexandre François Desportes, Pietro Longhi, Christophe Huet, Henri Rousseau, William Tyle Ranney, Vittore Carpaccio, Juan Sanchez Cotan, Peter von Hess, Jan Fyt, Frederic Remington, De Paul Vos, Pieter Bruegel il Vecchio, Bruno Liljefors, Peter Paul Rubens, Eugène Delacroix... Grazie a essi, Sonar bracchetti… è destinato a rimanere nel tempo.
Felice Assenza ha svolto una lunga carriera nella pubblica amministrazione. Attualmente è Capo del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste. Ha svolto per molti anni una intensa attività di negoziatore in campo internazionale nell’ambito di consessi quali il G7, il G20 e a Bruxelles in qualità di Direttore Generale delle politiche internazionali a livello di Consiglio dell’Unione Europea. Cacciatore, pescatore, appassionato del mare e delle buone letture ha scritto articoli e collaborato con diverse riviste specializzate in particolare di carattere economico.
Felice Modica è giornalista e agricoltore. Vive a Noto e ama leggere, nuotare, cacciare, viaggiare, mangiar bene e bere meglio. Non necessariamente nell’ordine. Ha pubblicato, tra l’altro: “Caccia in Sicilia” (Editoriale Olimpia, Firenze 1988), “Libro delle terre e delle Uve (Progetto Media Milano, 1992), “Attenti al Cane e specialmente al Padrone” (ANLC, Roma, 1998) e, più di recente, nove pamphlet con la Società Europea di Edizioni. Adora cani e gatti e spesso li preferisce ai cristiani.
Euro 75,00 / Pagine 256 Formato 27.5 x 29 cm Immagini 116 Copertina rigida rivestita in Imtilin Fiandra Fedrigoni, cucitura filo refe. Stampa in quadricromia su carta Gardamart Art 170 gr. Cofanetto personalizzato, rivestito in carta stampata in quadricromia. Tiratura limitata 300 esemplari numeri romani da I a CCC ISBN 9791281519169 Novità dicembre 2024QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI SONAR BRACCHETTI E CACCIATORI AIZZARE É STATA IMPRESSA IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Una splendida meditazione sulla follia della storia che riporta alla mente Guerra e pace.
Siamo nel 1830: il Grande Gioco fra Gran Bretagna e Russia per il potere e l’influenza in Asia centrale è in pieno svolgimento. Nel cavalcare verso Kabul, il giovane e ambizioso Alexander Burnes sventola la bandiera inglese, dopo aver dato un malinconico addio alla fanciulla amata, la nobile e anticonformista Bella Garraway. Da San Pietroburgo, intanto, è in viaggio verso la stessa meta l’egualmente giovane e ambizioso Yan Vitkevich. Entrambi vogliono ingraziarsi l’emiro Dost Mohammed, imperatore degli Afghani, e così facendo renderlo alleato, ovvero in prospettiva suddito, delle loro rispettive nazioni. Il cast di caratteri presente nel romanzo non si ferma però qui: ci sono ufficiali e mogli di ufficiali, avventurieri e agitatori, linguisti e archeologhi, uomini di fede e intrepidi credenti: una babele di lingue, di religioni, di usi e di costumi. Tanto l’Afghanistan si mantiene misterioso, tanto gli sforzi occidentali, perché anche la Russia qui è Occidente rispetto a quell’Oriente, si illudono di poterlo penetrare. Finirà in tragedia, ancor più sanguinosa in quanto fin dall’inizio annunciata e però dai diretti interessati non compresa. Se, come diceva Vladimir Nabokov, il romanziere dev’essere un raccontatore di storie, un insegnante e un incantatore, in L’Impero del gelso Philip Hensher è trionfalmente tutte e tre le cose. Mischiando abilmente realtà e fantasia, fonti storiche e fonti letterarie, Hensher conduce il lettore in un mondo affascinante quanto terribile che ha nella Prima guerra afghana il suo culmine. Amore, morte, passione, cecità, odio, fedeltà e memoria ne scandiscono le pagine e fanno di L’Impero del gelso un capolavoro che sfida il tempo.𝐏𝐡𝐢𝐥𝐢𝐩 𝐇𝐞𝐧𝐬𝐡𝐞𝐫 ha scritto undici romanzi, tra cui 𝑆𝑐𝑒𝑛𝑒𝑠 𝑓𝑟𝑜𝑚 𝐸𝑎𝑟𝑙𝑦 𝐿𝑖𝑓𝑒, vincitore del Ondaatje Prize nel 2012, e 𝐾𝑖𝑡𝑐ℎ𝑒𝑛 𝑉𝑒𝑛𝑜𝑚, con cui ha vinto il Somerset Maugham Award. È professore di scrittura creativa presso l'Università di Bath e vive nel sud di Londra e Ginevra. Scrive per il quotidiano «The Independent» e dirige le pagine letterarie del settimanale «The Spectator».
QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI L'IMPERO DEL GELSO É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Il fascino della giovinezza come nessuno l’ha mai raccontato.
Un’isola incantata delle Baleari, due bambini, René e Florence, cugini fra loro ed entrambi orfani, un tutore bizzarro, un’infanzia selvaggia con un Eden terrestre come spazio e un arco temporale che arriva all’adolescenza e che quel paradiso è chiamato a scandire. Il primo a lasciarlo sarà René, sedicenne studente che si trasferisce in quella Parigi del primo Novecento che pochi come Robert Brasillach hanno saputo raccontare. Porta con sé il bagaglio di un bohémien di provincia pronto a infiammarsi più per le immagini che per le idee. È un istintivo, un eterno inseguitore di chimere… E Florence? Già nei giorni magici maiorchini ha confusamente avvertito che sarà René l’amore di una vita e per la vita: trasferitasi anche lei a Parigi, ha atteso fiduciosa e finalmente René è tornato… Romanzo del tempo e sul tempo, della memoria e sulla memoria, della giovinezza e sulla giovi-nezza, Brasillach trasforma quest’ultima non in un’età, ma in una concezione del mondo che, in quanto tale, annuncia sempre nuove aurore. Delinea un’estetica della vita che è anche un’etica, vale a dire un modo di affrontare l’esistenza e con Il Tempo che fugge ci dà il suo capolavoro.
Robert Brasillach (1909-1945) fu giornalista e critico militante, saggista, ma soprattutto romanziere (Le voleurs d’étincelles, 1932; L’enfant de la nuit, 1934; Le Marchand d’oiseaux, 1936; Comme le temps passe, 1937; La Conquerante, 1942; Six heures à perdre, 1953, edizione italiana, Sei ore da perdere, Settecolori, 2023). L’attrazione della rivoluzione fascista (insieme con i miti corneilliani), si tradusse in lui in quel singolare romanzo che è Le sept couleurs (1939, traduzione italiana, I sette colori, SE, 2019). Alla liberazione, nel 1944, venne processato e condannato a morte per collaborazionismo. Una domanda di grazia indirizzata al generale de Gaulle e firmata da molti intellettuali rimase senza effetti: Brasillach fu fucilato il 6 febbraio 1945.
Collana Di là dal fiume e tra gli alberi Traduzione Ketty Della Valle Postfazione Riccardo Paradisi Euro 22,00 / Pagine 350 Brossura cucita filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519305 Uscita 20 novembre 2024QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE IL TEMPO CHE FUGGE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Una straordinaria storia della caccia per parole e immagini.
«Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare, lepri levare, ed isgridar le genti, e di guinzagli uscir veltri correnti, per belle piagge volgere e imboccare assai credo che deggia dilettare libero core e van d’intendimenti! Ed io, fra gli amorosi pensamenti, d’uno sono schernito in tale affare, e dicemi esto motto per usanza: “Or ecco leggiadria di gentil core, per una si selvaggia dilettanza lasciar le donne e lor gaia sembianza!”. Allor, temendo non che senta Amore, prendo vergogna, onde mi ven pesanza.» Dante Alighieri
Nessuno meglio di Dante ha saputo cogliere in pochi versi il piacere dell’andare a caccia, la “selvaggia dilettanza” che rende il “core libero e van d’intendimenti”, l’insieme di natura e cultura che la sottende. Sonar bracchetti... prende il suo titolo proprio dalle rime dantesche, per comporre un’antologia di testi di grandi autori (Karen Blixen, Gianni Brera, Italo Calvino, Andrea Camilleri, Guy de Maupassant, William Faulkner, Ernest Hemingway, Joe R. Lansdale, Elmore Leonard, Jack London, Piero Pieroni, Ardengo Soffici, Mario Rigoni Stern, Lev Nikolàevič Tolstoj, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Robert C. Ruark, Wilbur Smith e Ivan Sergeevič Turgenev) che, fra Ottocento e Novecento, hanno scritto sul tema. Il risultato è una vera e propria “festa mobile” di suoni e colori, movimenti e pensieri, estetica e etica, perché, come ogni vero cacciatore sa, esistono nel cacciare regole e tutele, codici di comportamento e limiti. Sonar bracchetti… è però anche una vera e propria gioia per gli occhi, arricchito com’è dalla riproduzione delle opere d’arte, d’ogni tempo, che ne illustrano le pagine. Sfilano così, davanti ai nostri occhi, a scrivere una parallela storia della caccia per immagini, i dipinti di Francisco Goya, Baldassarre De Caro, Claude Monet, Bernardo Strozzi, Roberto Lemmi, Jean Daret e Nicasius Bernaerts, Harrington Bird, Peter Paul Rubens , Alexandre François Desportes, Pietro Longhi, Christophe Huet, Henri Rousseau, William Tyle Ranney, Vittore Carpaccio, Juan Sanchez Cotan, Peter von Hess, Jan Fyt, Frederic Remington, De Paul Vos, Pieter Bruegel il Vecchio, Bruno Liljefors, Peter Paul Rubens, Eugène Delacroix... Grazie a essi, Sonar bracchetti… è destinato a rimanere nel tempo.
Felice Assenza ha svolto una lunga carriera nella pubblica amministrazione. Attualmente è Capo del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste. Ha svolto per molti anni una intensa attività di negoziatore in campo internazionale nell’ambito di consessi quali il G7, il G20 e a Bruxelles in qualità di Direttore Generale delle politiche internazionali a livello di Consiglio dell’Unione Europea. Cacciatore, pescatore, appassionato del mare e delle buone letture ha scritto articoli e collaborato con diverse riviste specializzate in particolare di carattere economico.
Felice Modica è giornalista e agricoltore. Vive a Noto e ama leggere, nuotare, cacciare, viaggiare, mangiar bene e bere meglio. Non necessariamente nell’ordine. Ha pubblicato, tra l’altro: “Caccia in Sicilia” (Editoriale Olimpia, Firenze 1988), “Libro delle terre e delle Uve (Progetto Media Milano, 1992), “Attenti al Cane e specialmente al Padrone” (ANLC, Roma, 1998) e, più di recente, nove pamphlet con la Società Europea di Edizioni. Adora cani e gatti e spesso li preferisce ai cristiani.
Euro 75,00 / Pagine 256 Formato 27.5 x 29 cm Immagini 116 Copertina rigida rivestita in Imtilin Fiandra, cucitura filo refe. Stampa in quadricromia su carta Gardamart Art 170 gr. Edizione numerata da 1 a 700 ISBN 9791281519169 Novità dicembre 2024QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI SONAR BRACCHETTI E CACCIATORI AIZZARE É STATA IMPRESSA IN SETTECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ARABI.
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Per la prima volta insieme, due testi classici sulla Rivoluzione francese.
La Harpe si serve di Cazotte perché è il solo mezzo che ha per dimostrare che il destino subito dagli scrittori francesi vittime del Terrore ha a che fare con l’irruzione della fatalità, una fatalità alla quale l’uomo, accecato dall’odio, si è limitato a prestare il suo volto.
Pierre Gascar
Questo racconto è innanzitutto l’omaggio di Paul Morand a una illustre quanto inutile vittima del terrorismo rivoluzionario. Nello scriverlo, il giudizio negativo di Cazotte sul 1789 assume però i contorni ancora più sinistri di una lugubre profezia sulle sorti di ogni rivoluzione.
Michel Collomb
Alla vigilia della Rivoluzione, una compagnia numerosa e varia, gente di corte, di lettere, di diritto, con il relativo contorno di grandes dames amanti del pettegolezzo filosofico, è riunita a Parigi nel salotto di un membro dell’Académie française. Si brinda, si scherza, si applaude alle nuove idee di libertà che il Secolo dei Lumi ha portato con sé, ci si appassiona a pensare quanto meravigliosa sarà la Francia una volta che la Ragione avrà inaugurato il suo regno. Solo uno dei partecipanti non si lascia contagiare dall’entusiasmo: il suo nome è Jacques Cazotte, scrittore famoso per il suo Diavolo innamorato, figura nota anche per la sua vena mistica ed esoterica, nonché per quelle che qualcuno ama definire virtù divinatorie… Così, quando finalmente Cazotte prende la parola, lo si ascolta con grande interesse all’inizio, con incredulità poi, con sdegno infine, perché il futuro della Francia da lui descritto non è altro che orrore e sangue. Raccontata da Jean-François de La Harpe, uno dei presenti a quella riunione filosofico-mondana, La profezia di Cazotte è fra i testi più famosi sulla Rivoluzione francese: in esso c’è un corteo di morti illustri, Condorcet, Malesherbes, Chamfort, de Gramont, e la messa in discussione degli «immortali princìpi» che erano stati alla base del 1789. Una profezia di distruzione che però e purtroppo vale anche per chi l’ha pronunciata, come un secolo e mezzo dopo scriverà Paul Morand nel suo L’ultimo pasto di Cazotte, dove l’anziano scrittore attende con tranquilla fermezza che arrivi la sua ora e intanto dialoga con il giovane collega inglese Matthew G. Lewis, che gli ha portato il manoscritto del suo romanzo gotico, Il monaco, per averne un giudizio: «Il diabolismo, signore, non è serio. Questo romanzo nero, potete viverlo qui in piena luce senza che ci sia bisogno dei vostri lugubri castelli. Si chiama la Rivoluzione, per il momento francese».
Jean-François de La Harpe (1739-1803). Poeta, giornalista, drammaturgo e critico letterario, il suo Lycée fu la prima storia della letteratura, antica e moderna, vista in una prospettiva autonoma. Allievo di Voltaire, fu tra i più accaniti sostenitori della Rivoluzione francese. Condannato alla ghigliottina sotto il Terrore, scampò alla morte e tornò in liberta dopo la caduta di Robespierre, ma in se-guito venne proscritto per le sue nuove posizioni controrivoluzionarie. Tornato a Parigi dopo il 18 brumaio di Napoleone (1799), fece in tempo, prima di morire, a riconoscere e lodare l’astro nascente di Chateaubriand.
Paul Morand (1888-1976). Diplomatico, grande viaggiatore, fu autore di racconti, romanzi, reportage che fecero di lui, fra le due guerre, uno degli scrittori francesi più celebri al mondo. Nel 1968 fu eletto membro dell’Académie française. Fra le sue opere tradotte in Italia, Aperto la notte, Chiuso la notte, Buddha vivente, Il sole offuscato. Di Paul Morand Settecolori pubblicherà prossimamente Londra.
Collana Isole nella corrente Traduzione e Postfazione Stenio Solinas Euro 12,00 / Pagine 80 Formato 14 x 20 cm Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata da 1 a 1000 ISBN 9791281519039 Novità 11 ottobre 2023La pubblicazione di quest’opera è stata realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta e curata da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.
QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI LA PROFEZIA DI CAZOTTE • L’ULTIMO PASTO DI CAZOTTE É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Lungo le strade del Medio Oriente percorse da Erodoto, oggi più pericolose che mai, Marozzi ci invita brillantemente a riscoprire un maestro senza tempo.
«Il più brillante della nuova generazione di storici-viaggiatori.» The Sunday Telegraph
«Un libro nello spirito di Erodoto: coinvolgente, pieno di storie, umano.» Times Literary Supplement
Erodoto è considerato il Padre della Storia, ma può essere anche definito come il primo, e il più grande, scrittore di viaggi, nonché il più brillante inviato di politica estera, senza dimenticare il suo essere stato un esploratore senza paura e un pionieristico geografo. In ultimo, ma non per ultimo, è l’impeccabile narratore quello che ancora oggi si impone all’attenzione del lettore. In questo suo libro Justin Marozzi ricostruisce sul campo quello che fu il mondo di Erodoto, dalla Grecia alla Turchia, dall’Egitto all’Iraq… Lo fa con una invidiabile erudizione messa al servizio di una prosa accattivante e di uno spirito inquieto, pronto a seguire tracce archeologiche, fonti classiche e biografie esemplari e a farli brillare a petto della modernità e degli sconquassi che nei secoli si sono succeduti. Il risultato è una straordinaria combinazione di viaggio e di storia nello spirito dell’uomo che praticamente li inventò.
Justin Marozzi è un giornalista, storico e scrittore di viaggi inglese. Ha passato buona parte della sua vita professionale nel mondo musulmano, con lunghi incarichi in Iraq, Libia, Afghanistan, Pakistan, Egitto, Marocco, Tunisia, Siria, Libano e Somalia. Già inviato speciale del «Financial Times», è stato membro della Royal Geographical Society e Senior Research Fellow in Journalism and the Popular Understanding of History alla Buckingham University. Tra i suoi libri ricordiamo South from Barbary. Along the Slave Routes of the Libyan Sahara (2001), il bestseller Tamerlane. Sword of Islam, Conqueror of the World (2004). Con Baghdad. City of Peace, City of Blood (2014) ha vinto il Royal Society of Literature’s Ondaatje Prize. In italiano per Einaudi è uscito il suo Imperi islamici. Quindici città che riflettono una civiltà (2020).
Collana Isole nella corrente Traduzione e cura Claudio Gallo Euro 26,00 / Pagine 350 Formato 14 x 20 cm Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata da 1 a 1000 ISBN 9791281519183 Prima edizione italiana Uscita 15 maggio 2024QUESTA EDIZIONE SPECIALE DI L’UOMO CHE INVENTÒ LA STORIA É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.
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Un dissacrante pamphlet sul narcisismo di un’epoca dove l’unico imperativo è: «Apparire!».
«Studio psicologico sul successo da esibizionismo, questo di Berto è un pamphlet ideato e scritto secondo i modi caratteristici del Settecento illuminista.» Cesare de Michelis
Scritto nella primavera del ’65 per quella che avrebbe dovuto essere la Strenna della Rizzoli. Berto pochi mesi prima aveva pubblicato Il male oscuro romanzo di cui stava – vanitosamente – assaporando le fortune mediatiche. Un pamphlet di un autore eretico, sul peggiore dei peccati umani, prima «censurato», poi casualmente perduto, rimasto di fatto inedito per quasi cinquant’anni. Attraverso lo specchio deformante della vanità Giuseppe Berto immortala l’inutile agitarsi di una società, la nostra, orfana di qualsiasi criterio di discernimento e del furore della rivolta. Al liquefarsi di tutto, non rimane che combattere giorno per giorno per preservare dal maligno la propria coscienza. Il resto non è vanità, ma semplicemente «vano».
Giuseppe Berto (1914-1978) nasce a Mogliano Veneto e vive tra Roma e Capo Vaticano. Laureato in lettere, lascia l’insegnamento per dedicarsi alla scrittura e diventa uno dei grandi autori del nostro Novecento. Tra le sue opere ricordiamo il romanzo d’esordio Il cielo è rosso (1947), che riscuote numerosi riconoscimenti e il placito di Ernest Hemingway, Il brigante (1951), Guerra in camicia nera (1955), il grande successo Il male oscuro (1964), vincitore del premio Viareggio e del premio Campiello, Anonimo veneziano (1976), La gloria (1978).
Introduzione Cesare de Michelis Euro 12,00 / Pagine 80 Brossura filo refe con bandelle Edizione numerata ISBN 9791281519121 Uscita dicembre 2023La pubblicazione di quest’opera è stata curata e realizzata dall’editore Manuel Grillo e scelta da Stenio Solinas nelle vesti di direttore editoriale.
QUESTA EDIZIONE SPECIALE DE ELOGIO DELLA VANITÀ É STATA IMPRESSA PER GLI AMICI DELLA SETTECOLORI IN TRECENTO ESEMPLARI CONTRASSEGNATI DA NUMERI ROMANI.