ARMANDO TORNO – CORRIERE DELLA SERA.

Personaggi. Un diario di quindici anni di fughe e incontri lontano dalle mode.

La scrittura è sempre un viaggio. Si parte, ma la destinazione è ignota. A volte si decide cammin facendo, altre volte è semplicemente impossibile conoscerla. Del resto, si scrive per sfuggire a qualcosa, a qualcuno, anche a se stessi. Stenio Solinas in Vagamondo (Edizioni Settecolori, pp. 560, 20) ha raccolto pagine su luoghi, incontri, miti, snobismi, viaggi e altro degli ultimi quindici anni.
Quel che sta dietro a codesti interventi, dove sono confluite gioie e delusioni, speranze e letture, progetti e fughe ne raddoppia le prospettive. Per tal motivo Vagamondo è il libro di una vita, o meglio compendia l’ estetica dell’ avventura secondo Solinas.
Non è un’ opera leccata o pastorizzata dalle cure redazionali, non fa parte di quel genere che oggi va per la maggiore; sono pagine che riflettono fedelmente il gioco con il tempo – che fa sempre bene il suo mestiere – di un singolare viaggiatore che si trovava a Cuba o in Inghilterra, a Parigi (dove è scritta la dedica) o a battere una rotta dimenticata sulle tracce di Napoleone. Altre volte era assorto nella lettura, con intenti diversi da quelli espressi dagli attuali allevamenti nazionali di romanzieri, di Borges o Koestler, di Drieu La Rochelle o Hemingway.
Un accorgimento del Caravaggio o quel che all’ arte chiedeva Malraux («Il solo suicida vivente», secondo Paul Morand), per limitarci a due esempi, vi accompagnano in dettagli deliziosi. Solinas non è un visitatore di mostre affollate, di collettive con fila: è, più semplicemente, un signore che passa davanti a un quadro un intero pomeriggio e della tela sceglie un dettaglio per organizzare i pensieri, altri viaggi, fantasie.
C’ è poi una seconda lettura del libro. In parole semplici, si potrebbe dire che questo è il diario di un uomo in esilio. I viaggi senza requie, gli incontri che egli cerca, i tormenti che a volte percorrono come un brivido sottocutaneo le pagine altro non sono che la confessione di chi vive in terra straniera.
Non importa se lui ha rifiutato il mondo o se il mondo lo ha respinto: in queste pagine, dove non manca mai una data, si avverte l’ importanza dei riferimenti essenziali, quelli che Nietzsche cercava e trovava «lontano dal mercato e dalla gloria». Il viaggio è anche questo. Perdersi per scoprire quel luogo dove, grazie agli dèi che ispirano la nostalgia, sia possibile ritrovare la via del ritorno.

Corriere della Sera